Luci fredde del mattino e una tensione che si taglia con il coltello: in una Bruxelles ancora addormentata, qualcosa di inaspettato sta per sconvolgere i palazzi del potere europeo. Sussurri, passi rapidi nei corridoi: chi è davvero coinvolto?
Il nome che nessuno si aspettava di sentire in questo scenario è quello di Federica Mogherini. L’ex Alta Rappresentante dell’Unione Europea si trova ora al centro di un caso che rischia di lasciare un segno profondo nelle stanze più prestigiose della diplomazia europea. Una mattinata che si annuncia come spartiacque per la sua carriera e per la credibilità dell’Europa stessa.

Il blitz all’alba e la tempesta dei sospetti
Secondo quanto riportato da fonti belghe e ripreso da ANSA, all’alba la polizia federale belga ha fatto irruzione in alcuni dei luoghi simbolo dell’Unione. Il Collegio d’Europa a Bruges e la sede centrale dell’EEAS (Servizio europeo per l’azione esterna) sono stati teatro di perquisizioni meticolose, mentre alcuni agenti bussavano anche alle porte delle abitazioni private degli indagati. Sotto la lente degli investigatori, irregolarità nell’utilizzo di fondi UE: appalti, finanziamenti, documenti riservati. Il clima è quello delle grandi inchieste, dove ogni dettaglio può diventare un indizio e ogni silenzio pesa come un’accusa.

In poche ore vengono sequestrati fascicoli, computer e dispositivi che potrebbero contenere la chiave del mistero. Tre persone, tra cui la stessa Mogherini, vengono fermate per essere ascoltate. Le ipotesi di reato? Frode negli appalti pubblici, corruzione, conflitto di interessi. Sono termini che, in questo contesto, suonano come una bomba mediatica. “Abbiamo agito nel massimo riserbo”, trapela dagli inquirenti. “Nessun dettaglio lasciato al caso.” La scena è da film: agenti in borghese, uffici passati al setaccio, telefoni che squillano a vuoto. Ma cosa si nasconde davvero dietro queste mosse?

Il cuore pulsante dell’indagine sembra essere il programma di formazione per diplomatici finanziato dall’EEAS e ospitato proprio al Collegio d’Europa. Nel mirino, la gara d’appalto legata al lancio della nuova Accademia diplomatica europea tra il 2021 e il 2022. Il sospetto che aleggia – e che fa tremare i corridoi di Bruxelles – è quello di un vantaggio informativo indebito. C’è chi parla di “accesso privilegiato a dati riservati” che avrebbero potuto favorire il Collegio d’Europa nella corsa ai fondi, a discapito di altri candidati. Un’accusa che, se confermata, rischia di scardinare i principi di trasparenza tanto sbandierati dall’Unione.
A complicare la trama interviene anche l’acquisto di un immobile da 3,2 milioni di euro a Bruges, destinato a ospitare i nuovi diplomatici. Un’operazione avvenuta in prossimità del bando, poi vinto dalla stessa istituzione per 654.000 euro. Coincidenze? Gli inquirenti scavano tra date, firme, passaggi di proprietà e flussi di denaro, cercando il bandolo di una matassa sempre più intricata. La domanda è una sola: si tratta di semplici errori amministrativi o dietro c’è un vero e proprio meccanismo di frode?
L’inchiesta, coordinata dalla Procura europea (Eppo) e dall’Ufficio antifrode Olaf, mette in moto un vero domino istituzionale. La priorità è massima, il coinvolgimento di più autorità europee fa capire la posta in gioco: la credibilità delle istituzioni UE vacilla, e il nome di Federica Mogherini diventa il simbolo di un momento delicatissimo.
Solo dopo le prime fasi dell’indagine emergeranno dettagli cruciali. Ma è in questo clima di sospensione e attesa – tra speculazioni e reazioni a caldo – che l’Europa trattiene il fiato, consapevole che da questa storia potrebbe nascere una nuova pagina, decisiva per il futuro della sua trasparenza e della fiducia dei cittadini.