L’annuncio è arrivato in punta di piedi, con quella delicatezza che sembrava appartenere solo a lei, ma anche con una verità che ha trafitto chiunque l’abbia conosciuta o letta: «Anna è libera». Così, lunedì, il marito Gianni Montieri ha comunicato la scomparsa a 55 anni di Anna Toscano, affidando a Facebook parole che sapevano di amore, di resa e di gratitudine. L’immagine che ne emerge è quella di una donna che ha attraversato la vita trasformandola in un laboratorio di bellezza e pensiero: poetessa, scrittrice, fotografa, attrice, osservatrice instancabile della sua Venezia e dei suoi cambiamenti. Con Gianni e con le loro cagnette Iole e Rosina, Anna aveva costruito un piccolo universo fatto di gesti semplici e intensi, sempre illuminati da uno sguardo che non smetteva mai di cercare.
Chi la conosceva racconta come Anna trasformasse ogni scelta linguistica in un atto di consapevolezza. Montieri, nel suo post, l’ha ricordata così: «La mia adorata Anna se n’è andata, è libera», parole seguite dal racconto di un anno durissimo, attraversato però con la stessa forza luminosa che aveva caratterizzato tutta la sua vita. «Lungo tutto un anno difficilissimo è stata comunque lei, una ragazza fatta di luce, talento, determinazione, generosità. È stata geniale fino alla fine, meravigliosa. Ci siamo amati tanto, ci ameremo per sempre». Il dolore si intreccia al ritratto di una donna che non ha mai permesso alla sofferenza di offuscare la gentilezza, che ha continuato a essere guida e presenza fino all’ultimo respiro.

Addio a Anna Toscano, l’annuncio del marito
Nelle sue opere si ritrova l’essenza del suo modo di pensare: nitido, caldo, mai banale. L’ultima raccolta, «Cartografie» pubblicata da Samuele Editore in collaborazione con Pordenonelegge, è solo una tappa della sua produzione intensa, attraversata da libri come «Il calendario non mi segue. Goliarda Sapienza», edito da Electa, o «Con amore e con amicizia», dedicato a Lisetta Carmi. E ancora «Controsole», il suo esordio poetico con LietoColle, che già mostrava quella capacità rara di far respirare le parole, di trasformarle in superfici tattili. Nei reading, soprattutto quelli alla Libreria Marcopolo, Anna dava voce a testi che diventavano paesaggi emotivi. E la sua voce – precisa, elegante, profonda – era la cifra stessa della sua presenza nel mondo.
Del resto, chi l’ha vista anche solo una volta leggere dal vivo racconta che non erano semplici presentazioni: erano riti. Erano gesti che restituivano dignità alla parola pronunciata, un’attenzione che si percepiva perfino nel silenzio tra una frase e l’altra. Anna portava nei festival, nei dibattiti e persino nei microfoni di Radio Tre quella dedizione assoluta che attraversava ogni cosa che faceva. Il legame con la letteratura non era solo intellettuale: era un modo di abitare la realtà, di leggerla, di interrogarla senza mai smettere di volerle bene.

Venezia era il suo teatro naturale. Non appena la stagione concedeva un po’ di tepore, lei e Gianni comparivano alle Zattere, seduti tra libri e quotidiani, come una piccola isola di quiete nel flusso cittadino. Erano lì per ascoltare, per osservare, per nutrirsi di storie. E quelle storie Anna le portava anche nelle aule di Ca’ Foscari, dove insegnava italiano agli stranieri. I suoi non erano corsi tradizionali, ma percorsi letterari costruiti intorno alle parole che amava, e che diventavano spesso ponti verso nuove amicizie. Lo ha raccontato lei stessa nel suo saggio apparso su «The Passenger Venezia», rivelando come la lingua fosse, per lei, uno strumento di incontro e di libertà.
Perché le parole, per Anna, erano anche un atto politico. Le usava per dare voce a figure dimenticate, soprattutto donne – scrittrici, artiste, testimoni di epoche trascurate. Cercava di restituire loro spazio, luce, ascolto. Libertà e parole erano i suoi cardini, due elementi senza tempo, capaci di creare una continuità esistenziale che non finisce con una vita, ma che continua a espandersi attraverso chi resta. È in questo intreccio che oggi molti ritrovano il suo passaggio sulla terra, leggendo nelle sue opere gli stessi gesti che lei compiva ogni giorno: un invito a guardare più a fondo, a non rassegnarsi mai all’invisibile.

L’ultimo saluto ad Anna Toscano si terrà giovedì 11 dicembre alle 14, nella chiesa di Santo Stefano. E sarà inevitabile, per chi l’ha amata e per chi l’ha letta, tornare a uno dei testi più intensi che lei stessa ci ha consegnato, quasi un testamento poetico, in cui diceva: «Abbattetemi, seppellitemi / dove possa sentire il frusciare / delle pagine dei libri / che ho amato o non ho ancora letto. / Ardetemi, mettetemi / tra gli scaffali di una libreria / bruciatemi con i miei zaini / quaderni e penne e occhiali. / Voglio un’eternità / piena di parole, libere». Parole che oggi risuonano come un ultimo abbraccio e come la promessa di una presenza che, davvero, non smetterà mai di essere libera.